sabato 3 dicembre 2016

Milano

Milano è forse l'unica città italiana, e una delle poche europee, a non essere provinciale.
Nelle altre città ci sono i riti del passeggio, della cura nel vestire, c'è una maggior coesione sociale. A Milano gli inverni sono lunghi, umidi, freddi, nessuno ha voglia di vestirsi bene, siamo tutti sciatti, con i pantaloni neri così non si vedono gli schizzi di pioggia, visto che quei pantaloni dovremo tenerceli addosso tutto il giorno. E, visto che dovremo tenerceli addosso tutto il giorno, quei pantaloni neri devono essere anche comodi. Gli unici che si vestono bene sono quelli che vengono da fuori e noi, quando li vediamo, agghindati e tremanti di freddo, ci chiediamo dove credano di andare. Dopo un po' però anche loro capiscono che non vale la pena e si abbandonano alla nostra sciatteria.
A Milano non si passeggia, si cammina di fretta anche quando si avrebbe tempo. Nessuno ti guarda perché quasi mai nessuno ti vede. E quando ti vede, il più delle volte, non gli interessa. Questo è quello che scoccia di più a quelli che vengono da un'altra città. E allora pensano che nessuno li guardi proprio perché vengono da fuori, perché hanno il golfino della marca sbagliata o il vestito di un colore fuori moda. Scambiano per snobismo quella che è soltanto mancanza di interesse.
In molte città europee alla domenica i negozi sono chiusi anche in pieno centro e i ristoranti chiudono alle 14. A Milano questo è impensabile. Ecco: la cosa migliore sono i ristoranti, ma pochi lo sanno ed è strano.
Per quanto riguarda i servizi, saranno anche migliori rispetto al resto d'Italia, ma non sono all'altezza delle città europee. L'offerta culturale invece è ampia, con mostre, spettacoli teatrali, eventi e presentazioni di libri, ma anche questo lo sanno in pochi. Quello che manca sono i cinema, che purtroppo stanno sparendo: peccato.

mercoledì 11 maggio 2016

Natalia Ginzburg

Stamattina ho letto che quest'anno ricorre il centenario della nascita di Natalia Ginzburg. Ho letto anche che a Torino stanno organizzando una serie di eventi e mi dispiace non riuscire ad andare a Torino e non poter partecipare a nessuno. Perché per me Natalia Ginzburg è una delle più grandi scrittrici italiane del Novecento.
Non solo per "Lessico famigliare", che lessi da bambina e che ricordo ancora, ma anche per "La strada che va in città" e "Tutti i nostri ieri". E soprattutto per "Le piccole virtù", libro scoperto grazie ad un brano riportato sull'antologia delle medie, i cui saggi ho letto e riletto innumerevoli volte. E anche stamattina, invece di uscire nella pioggia per andare al lavoro, avrei voluto sedermi in cucina e rileggerne alcune parti.

lunedì 7 marzo 2016

8 marzo

La festa della donna mi ha sempre messo tristezza. Ho sempre trovato deprimenti le orde di donne urlanti, entusiaste di imitare gli atteggiamenti maschili peggiori. E ho sempre trovato imbarazzante commemorare la morte di tante donne festeggiando.
Non mi è mai piaciuta nemmeno la mimosa, fiore di un colore che mi sta malissimo e che si sbriciola, lasciando le punte delle dita gialle. Molto fastidioso. Come tutte le tragedie, di cui sono vittime anche ma non solo le donne, che si potrebbero evitare, ma non si evitano, in nome di un buonismo che se ne frega.